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MAGAZINE - FOTOGRAFIA

L’avvento della fotografia contribuì a liberare la pittura dalla necessità di imitazione della realtà, offrendo così la possibilità di sviluppo di movimenti di avanguardia quali futurismo, espressionismo, cubismo e dadaismo.

 

Ora che il realismo era assicurato dall’apparecchio fotografico, che non mentiva nel documentare persone e luoghi, i pittori potevano perseguire i loro scopi personali con una nuova libertà.

 

La possibilità di evidenziare le fasi del movimento simultaneo, fornita dalle sequenze di fotogrammi, supporta lo sviluppo del manifesto dei pittori Futuristi, secondo cui una figura non è statica, ma si moltiplica, si deforma, si sussegue nello spazio che percorre. Vera e propria forma di “action painting” fotografica, la fotografia aerea godeva di una forte connotazione soggettiva e di una notevole portata sperimentale.

 

Picasso inoltre fu il primo ad utilizzare la tecnica del collage in un quadro, tecnica in cui vennero spesso utilizzate fotografie.

 

Mimmo Iodice artista e fotografo di Napoli

.Mimmo Jodice è uno dei grandi nomi della storia della fotografia italiana. Vive a Napoli dove è nato nel 1934. Fotografo di avanguardia fin dagli anni sessanta, attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita e successivamente alla affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale. Da ragazzo ama l’arte, il teatro, la musica classica e jazz; da autodidatta si dedica al disegno e alla pittura. Agli inizi degli anni sessanta scopre la fotografia. Inizia allora una serie di sperimentazioni sui materiali fotografici e sulle possibilità della fotografia, non come mezzo meramente descrittivo, ma come strumento creativo.Durante questi anni Mimmo Jodice vive a stretto contatto con i più importanti artisti delle avanguardie che frequentavano Napoli in quegli anni: Wahrol, Beuys, De Dominicis, Paolini, Kosuth, Lewitt, Kounnellis, Nitsch e molti altri.Jodice è particolarmente sensibile alle nuove idee e si dedica sempre più alla fotografia creativa.Nel 1970 è invitato a tenere corsi sperimentali all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove poi insegnerà Fotografia fino al 1994.La sua prima mostra viene presentata al Palazzo Ducale di Urbino nel 1968 e nel 1970 al Diaframma di Milano un’altra mostra dal titolo “Dentro Cartelle Ermetiche” con un testo di Cesare Zavattini.Nel 1980 pubblica “ Vedute di Napoli” dove Jodice avvia una nuova indagine sulla realtà, lavorando alla definizione di uno spazio urbano vuoto ed inquietante di metafisica memoria.Questa ricerca segna una svolta nel suo linguaggio : le sua fotografie saranno sempre più lontane dalla realtà e sempre più immerse in una dimensione visionaria e silenziosa.Nel 1981 partecipa alla mostra “Expression of Human Condition” al San Francisco Museum of Art con Diane Arbus, Larry Clark, William Klein, Lisette Model.

 

PHOTOGRAPHIE EN POINTURE

 

Nel segno del femminile si inaugura, il 7 marzo dalle ore 18 alle 22, alla Galleria Whitelabs di Milano la mostra di Fotografia Cucita delle tre artiste mitteleuropee Stefania Beretta, Iris Hutegger, Annegret Soltau, a cura di Viana Conti con Nicola Davide Angerame. La sua particolarità risiede nell’aver accostato artiste di nazionalità diverse, rispettivamente svizzera, austriaca, tedesca, accomunate dalla fotografia con intervento di cucito a macchina, a partire, tuttavia, da motivazioni differenti. L’esito, non trascurabile, di questo particolare processo di impunturazione è che l’opera risulta, con tutte le implicazioni che comporta, non esclusa l’unicità dell’aura di memoria benjaminiana, un pezzo unico. Annunciandosi come Photographie En Pointure, il titolo della mostra prende come referente mitico di impuntura quella all’orlo delle Souliers de van Gogh, dipinto del 1886. Ma c’è dell’altro. Questo dipinto di van Gogh viene preso come esempio da Martin Heidegger nel suo saggio L'origine dell'opera d'arte. In relazione al senso con cui Heidegger intende il soggetto scarpe, sorge una vivace polemica con lo storico dell'arte e studioso dell'opera di van Gogh Meyer Schapiro. Ad una così acuta e stimolante disputa non manca di associarsi il filosofo francese Jacques Derrida, prendendo una posizione critica verso le tesi di Heidegger nel suo testo La verità in pittura, divenuto poi Restitutions. - De la vérité en pointure. Questa sottile variazione derridiana del termine pittura in puntura si attaglia perfettamente alla forma di fotografia esposta, che viene impunturata, dalle tre artiste, con la punta dell’ago della macchina da cucire. La presenza del filo non cessa di rinviare alle metafore della tessitura come espressioni della marginalità del lavoro femminile, f!acendo affiorare dal mito figure della cultura occidentale come Arianna, Aracne, Ananke, Penelope

 I RITRATTI ESPLOSIVI DI EOLO PERFIDO

Nato in Francia e trapiantato a Roma dove vive attualmente, il fotografo Eolo Perfido lavora in tutto il mondo per famose testate internazionali soprattutto nel campo della moda e della pubblicità. La sua fama deriva dal suo talento nei ritratti che riescono a scavare in profondità i sentimenti e le emozioni dei soggetti e a proiettarli nelle immagini create. Per farlo, oltre al suo naturale “buon occhio”, egli utilizza una tecnica di illuminazione e di ripresa a dir poco perfetta, riuscendo a captare luci e zone d’ombra di qualsiasi sguardo.

GASTEL IN MOSTRA A TORINO: GENIO DEL RITRATTO POLAROID

 Fino al 26 aprile allo Spazio Ersel di Torino è visibile la personale di Giovanni Gastel. Una splendida mostra curata da Valerio Tazzetti e Paola Giubergia, che illustra con 40 immagini a colori e in bianco e nero, la carriera di uno dei fotografi italiani più conosciuti a livello internazionale. Famoso ed unico il suo rapporto con la figura femminile con alcuni dei suoi scatti più celebri fatti con la Polaroid

Un anno con Uma Thurman: Campari presenta a Milano il suo calendario 2014, con l’attrice immortalata da Koto Bolofo. Il fotografo sudafricano racconta il progetto ad Artribune, e ricorda una carriera partita grazie a “Mama” Sozzani

La memoria di questi luoghi è quella della mala più becera. Porta nel suo patrimonio genetico agguati e prostitute, ladri e ammazzamenti: oggi è parterre della movida più innocua e caciarona, lontano anni luce dalla luccicante Milano della moda, dalla città nobile e patinata. Le scelte controcorrente per Campari partono da qui, dal civico sette di Piazza della Vetra, dietro le colonne di San Lorenzo, nel quartiere reso immortale dalla voce roca dei vari Nanni Svampa. Scenografia sospesa tra minimal e barocco, presenza straniante di bambole in carne ed ossa – tra giganteschi cavalli a dondolo e finte gondole – il tutto paludato con la ineguagliabile tinta rosso passione.

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