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MAURIZIO LA BIANCA

Maurizio La Bianca e Claudio Massimo Strinati, direttore Ministero per i beni culturali e storico dell'arte

Maurizio La Bianca è un artista che ha lavorato per molto tempo con estrema discrezione e cautela . Non che i temi che affronta sono da considerare marginali o minori. Tutt'altro ! Anzi va detto subito che ci troviamo di fronte a un artista estremamente serio e impegnato che affronta da sempre il proprio lavoro con totale dedizione e che si immerge in argomenti di grandissima rilevanza per ogni uomo .Ma il fatto è che per La Bianca l'attività dell'artista è prima di ogni cosa attività di ricerca che richiede lunghe e sofferte fasi di maturazione interiore e meditati tempi di stesura. Così è rimasto fino a tempi recentissimi in una posizione appartata..., relativamente lontano dalla critica militante, concentrato in se stesso , a colloquio solo con pochi intimi amici , di niente altro desideroso che di approfondire sempre più ciò gli preme dentro.Oggi si può vedere ciò che ha fatto fino ad ora rintracciando periodi diversi e momenti di attenzione particolare su questo o quell'altro aspetto, e risulta evidente una personalità compatta , consapevole di se , estremamente onesta e generosa nel suo fare arte .Detto molto semplicemente La Bianca è un artista che concepisce l'opera d'arte come una sorta di scandaglio della coscienza , una indagine in se che non è, però, vuoto narcisismo ma. all'opposto, tensione verso un discorso universale che sia in grado di parlare a tutti senza rinunciare ad un pronunciatissimo linguaggio personale intenso quanti altri mai .Chi si ponga davanti a queste immagini , spesso ardue e sconcertanti , avverte subito la componente " umanistica " del Maestro che sembra voler sprofondare nelle più immediate pulsioni dell'essere umano cavarne una sostanza di verità divenuta per lui il fine stesso dell'arte .Naturalmente la sequenza delle opere di La Bianca dimostra come la meta che il Maestrovuole attingere sia da un lato costantemente a portata di mano e dall'altro costantemente sfuggente come se ogni opera significasse, rispetto all'altra , uno spostamento progressivo verso la pienezza e una soddisfazione che non possono in realtà essere attinte. Una pittura come questa, fatta di slanci continui e di continue ansie esalta e inquieta . C'è una evidente ragione : Maurizio La Bianca è un uomo del nostro tempo , che conosce bene tanti aspetti dell'arte contemporanea, ma non è propriamente allievo o epigono ( per sua fortuna) di nessuno e se qualche eco di certa pittura surrealista o addirittura informale è però lecito avvertirlo, si vede bene come non si sia rivolto a una trafila accademica e non abbia mai avuto di mira niente altro che non fosse la propria ispirazione. Le immagini tornano spesso da un dipinto all'altro , come se certi stati d'animo e certi " personaggi" si inseguissero senza sosta reinventando se stessi e il proprio universo mentale . Nel corso della sua carriera fino a questo momento si sono visti nell'immaginario di La Bianca temi e sigle ricorrenti che si sono rimescolate nella sua fantasia sempre in nome di un superiore principio morale .Si potrebbe dire che , in sostanza, è proprio la sfera dell'etica e del comportamento che fungono da basi fondanti della sua ricerca . Come se volesse cogliere una quintessenza che appare e scompare dall’orizzonte fantastico di ognuno di noi e che il Maestro ha saputo ricercare con acume e una passione che hanno pochi confronti nel panorama artistico attuale. C’è in La Bianca uno spirito antico il Maestro stesso, parlando del suo lavoro, avverte la sensazione di proporre una sorta di Rinascenza ideale, quasi un ritorno non tanto alla classicità quanto alla costanza della coscienza latente in ciascuno e proiettata verso il futuro, in una inesausta tensione in cui sembra risiedere gran parte del fascino che promana dall’insieme della sua opera.La Bianca presenta oggi una ampia scelta delle sue opere, uscendo da un riserbo che ha mantenuto con incredibile costanza per tanti anni, raccogliendo qualche nucleo di sue opere e dando un’idea del suo lavoro. Il nostro Maestro è persona dalla discrezione esemplare e, insieme, dalla volontà ferrea . Le sue idee sull’Arte e sulla sua stessa produzione sono nette e precise, eppure raramente ho incontrato un artista più restio a costruire una mostra e a immettere sul mercato le sue cose. Come se avesse sempre sentito la necessità di non separarsi dal flusso continuo delle sue opere, quasi fossero tutti suoi figli da mantenere e da vigilare con amorevole dedizione.In una occasione espositiva precedente avevo notato come “nel corso della sua carriera fino a questo momento” (in riferimento è a un paio di anni fa…) si sono visti nell’immaginario di La Bianca temi e sigle ricorrenti che si sono rimescolati nella sua fantasia sempre in nome di un superiore principio morale. Ein effetti, è proprio l’idea della moralità dell’arte quella che segue tutto il cammino di Maurizio La Bianca e che ce lo ha reso raro, avendo constatato in lui una inflessibile volontà di esprimersi e essere se stesso rispetto a quelli che gli sono sempre sembrati i grandi problemi dell’Arte.La sua pittura è morale nel senso che riflette in maniera esemplare i dubbi, i sentimenti, le aspirazioni i n uomo che non ha altro scopo che quello dell’espressione. L’Arte è, si osserva, per lui un flusso continuo che passa da una frase all’altra ma che ha sempre di mira un tema fondamentale e basilare: l’indagine delle aspirazioni e delle pulsioni dell’essere umano, ricercato nella sua semplice essenza che il Maestro ricorrente con l’antica idea dell’Umanesimo in senso proprio e che è, in effetti, una forma di moderno umanesimo che non ha tanto una struttura filosofica religiosa di base, quanto una forte volontà di comprensione.Così c’è in La Bianca un’idea profonda e attuale quella della ricerca di una continuità tra passato, presente e futuro che convivono in qualche modo nella sua forma artistica. Questa, fatta di slanci e ripensamenti, di accensioni e delusioni, di proiezioni in avanti e ritorni… , è una metafora di un lungo cammino che si nutre di una scienza particolarissima, quella del colore e della forma, su cui il Maestro lavorava con certosina pazienza che forse contraddistinse tante forme d’arte del passato.Difficile trovare una scansione cronologica precisa per queste opere che sono compresenti e tutte figlie di un’unica ispirazione; robusta e delicata insieme, ma sempre sincera e generosa.Per questo l’artista è facile pronunciare il termine “fantasia”. E, veramente, un orizzonte fantastico sconfinato si apre di fronte a chi osserva il suo lavoro. Forme che si compongono e si scompongono, lampi cromatici che attraversano lo spazio, talvolta dotati di una forma specifica, talvolta totalmente informali, scandagli gettati, anche con inquietudine, a indagare sulla coscienza, sui grandi sentimenti, su quello che il pittore pensa possa essere il destino stesso della sua arte. E’ questa è una pittura difficile al primo approccio, non dotata di quegli elementi di gradevolezza potrebbero sembrare orpelli necessari della forma estetica, ma, in realtà, alla lunga estremamente remunerativa, a condizione di entrare in questo mondo intricato e ricco di riferimenti non sempre facilmente comprensibili. Dall’altra parte scopo dell’arte, pensa La Bianca, non è quello di semplificare né quello di compilare le cose. Scopo dell’arte è quello di raggiungere un punto di formulazione possibile al di là del quale la forma assuma aspetto comunicativo.L’artista vuole comunicare con estrema pregnanza e la sua pittura diventa un linguaggio proprio e non fungibile. In questa esposizione ci sembra di poter dire che La Bianca si presenta con pienezza di qualità e con ampiezza di orizzonti tanto da dover affermare che un Artista fino a questo momento avulso a farsi conoscere è oggi manifesto in tutta la sua capacità creatrice. Avevo già osservato in altra occasione come in La Bianca ci sia uno spirito antico che lo porta al concetto di un perenne rinascimento sedimentato nell’animo di ognuno di noi e che egli cerca di riportare costantemente alla luce nella struttura generale del suo lavoro. Ci sembra di poter dire che questa mostra sia la migliore testimonianza in tal senso di un impegno che negli anni è cresciuto e che lascia ampi spazi dove poter attingere ancora nuove mete.

 

                                                                                                                                         Claudio Massimo Strinati

 

 

immagini primo periodo 1971 al 1993 (pre-Rinascenze). 1. Il Cristo . 1970 . olio su tela cm 50x70

Tragedia in Libano - 1973 - cm 180x150 - acrilico

 Sacro e profano - 1975 - tecnica mista - 182x160 cm.

Paesaggio... - 1975 - acrilico su tela . 160 x 120

Scacco all'impoderabile... 1977 - olio su tela - 185 x 160

1977 - periodo Gruppo l'Insieme

.Dentro il gioco della virtualita' (1978) - proiezione su tela - cm 180 x 160

1979 - Mostra/intervento con installazione- Palazzo Mazzancolli - Terni

1988 - Mostra intervento a Terni - titolo "Immaginando"

1999 . Rieti - anteprima naz.le con la presenza del Prof. Salvatore Italia - Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Il trapasso della memoria... 1996 - olio su tavola 120 x 80 cm.

Orvieto. 2000 - RINASCENZE

" Passato alla memoria " - olio su tela - 100 x 120 cm.

Pulsioni arcaiche - 2011 - olio su tavola - 126 x 186 cm

Maurizio La Bianca

Museo " contemporary art " in Cina   2013

 Tuscania (VT), presso lo studio di Alessandro Kokocinski, insieme ad Alvaro Caponi.

Maurizio La Bianca e Alessandro Kokocinski

Alessandro Kokocinski

Alessandro Kokocinski e Alvaro Caponi

PERUGIA SALA DEL GRIFO E DEL LEONE - 1989  " E POI... "

1979 - Personale "Installazioni" - Palazzo Mazzancolli - Terni-alla Presenza del critico d'arte Germano Celant - Patrocinio Comune di Terni1985 - Personale "Frammenti" (Astrazioni materiche) - Barriera S.Giusto - Tarquinia - Patrocinio Provincia di Viterbo e Comune di Tarquinia1988 - Personale "Immaginando" ("dilatazioni espressive") - ex Officine Bosco di Terni - Patrocinio della Provincia di Terni e Comune di Terni1989 - Personale "e poi ..." (Espressioni interattive) - Palazzo dei Priori - Perugia - Patrocinio Comune di Perugia1993 - Personale "Passeggiando Più in là ..." (Astrazioni "pilotate") Chiostro di San Giovanni - Orvieto - Patrocinio della Provincia di Terni e Comune di Orvieto1994/1997 - Pausa riflessiva per analisi e ricerca riguardo un proprio posizionamento nel panorama culturale nazionale, riferita alla pittura moderna italiana. Probabilmente un seguito dell'accentuarsi della "Crisi dell'Arte" decretata una estensione suo tempo da Giulio Carlo Argan, tempo addietro ed accentuata una causa di avventuristici processi di assimilazione di culture dissimili alle Nostre, ma Rese opportuna da "Critici d'Arte", alchimisti del nostro ceppo culturale ... .1997 - Realizzazione video di antologico "Premesse alla rinascenza" Atto ultimo e primo ... .1998 - Proiezione del video antologico (1971/1993) - Sala Multivisiva "Dioscuri" - Roma - alla Presenza del Prof. Salvatore Italia allora Direttore Generale - Ministero per i Beni e le Attività Culturali.1998.
 Nasce Il Progetto itinerante "Rinascenze" che vuole sottintendere il Concetto Che: "Le Radici Sono La coscienza della Nostra Identità FUTURA" 1999 - "RINASCENZE" - Mostra Personale itinerante - prende forma concreta; Presentata in catalogo dal Prof. Salvatore Italia e recensita dal Prof. Claudio Strinati - Allora Soprintendente al Ministero per i Beni Artistici e Storici di Roma e Lazio, prende avvio l'itineranza :1999 - Anteprima Nazionale A Rieti - Convento di S.Lucia - alla presenza del Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Prof. Salvatore Italia - Patrocinio Regione Lazio, Provincia di Rieti e Comune di Rieti.2000 - Orvieto - Palazzo dei Sette / Sala degli "Archi" - Patrocinio della Provincia di Terni e Comune di Orvieto2000 - Roma - Chiesa di Santa Rita - Patrocinio del Comune di Roma per la chiusura dell'Anno giubiliare 2001 - Cortona - Fortezza del Girifalco - Con il patrocinio del comune di Cortona 2001 - Terni - Cenacolo San Marco - Con il patrocinio della Regione Umbria, Provincia di Terni e Comune di Terni.
 
Improvvisamente l'attività artistica s'interrompe per circa sei anni causa gravi motivi di salute ...
 
2007 - "Rinascenze" (parte II °) - Perugia - Rocca Paolina - Patrocinio della Regione dell'Umbria, Provincia di Perugia e Comune di Perugia... .
 
2013 - Mostra internazionale Italia/Cina " Tutti i colori dell'acqua "
con otto artisti internazionali a cura di Alberto D'Atanasio e Franca Calzavacca.
Patrocinio Regione dell'Umbria, Provincia di Terni e Comune di Terni.
 
2014 - Mostra personale Citta' di Wuan, provincia di Hubay - Cina.

BIOGRAFIA

Maurizio Labianca nasce a Capua il 23 di giugno del 1948 Nel 1953 si trasferisce con la famiglia in Brasile, il padre Alberto aveva sognato la latina America… . L’entusiasmo del padre per quella terra di libertà ben presto lo contaminò; il Alberto aveva il suo progetto: fondare aziende che potessero sfruttare l’immenso patrimonio forestale di quella terra e così prese a “navigare” per tutto il Brasile del sud… . Con la famiglia a suo seguito, incluso la governante, aveva toccato diverse città ; S.Paolo, Curitiba, San Caetano do Sul , Itararè ed altre che ho perso memoria… . Che meraviglia! dirà nel senno del poi… . Maurizio di certo non potrà dire di non aver vissuto “peregrino” una vita agiata per quei tempi… . Sempre in giro a conoscere nuove cose e case…, a vivere nuove avventure insieme a sempre nuovi compagni di giuochi in quella adolescenza ricca di “impegni” con la natura di quei posti; sempre diversi ed uguali al tempo stesso, commisurandole alle dinamiche offerte dalla sua fantasia!. E seppure in casa gli avessero proibito di camminare scalzo, appena fuori l’uscio, dietro l’angolo di casa poneva regolarmente nascoste dietro un cespuglio le proprie scarpe e via a “navigare” scalzo con i compagni nei prati e sopra agli alberi, felice di cavalcare la propria libertà… . Tutto aveva un profumo di gioia e di spensieratezza, perfino la scuola nei suoi sei mesi all’anno… Ma un “boom”, defragrante e inusitato, d’improvviso ruppe quell’incanto… . Erano gli anni ’60 e il boom economico italiano venne fin lì a bussare ammiccante mio padre, che preso da un rinnovato entusiasmo, volle di riprendere in patria quella stessa attività brasiliana, convinto non solo delle sue ricchezze economiche. Quindi in fretta raccoglie il suo patrimonio e forte di quanto aveva accumulato decide di rientrare… .Nell’ottobre del 1960 la famiglia sbarca a Genova. All’epoca Maurizio aveva 12 anni, c’era la lingua da riappropriare. Tornano a vivere a Roma, gli esiti di scuola stentarono a fiorire e non solo per i metodi di studio, totalmente diversi da quelli vissuti in Brasile. Vi era soprattutto l’handicap culturale e questo divario comportò un impegno abnorme, seppure in parte facilitato da una scuola privata e dalla comprensione dei docenti che avvertirono questo suo disagio… . Ma tant’è, certo non poterono lenire il senso di vuoto di un adolescente che non comprendeva i ritmi e quell’aria mediata da finti sorrisi ed egoismi, del tutto lontani dal suo modo di avvertire l’esistenza. Ma la vita di una entità umana deve necessariamente fare il suo corso, almeno che… . Gli anni del rimpatrio iniziarono a passare, ma quello stato di costante ed istintivo rigetto per le regole stabilite da una cultura radicata nel compromesso e nell’apparenza; dove tutto può essere concesso nella misura di quanto tu sia in grado di comperare, egli si rinserra in sé e prende a contestare le regole , i dogmi mai scritti ma imperanti in quegli anni ’60. Il padre, preoccupato per quel figlio diciassettenne, “scapestrato e contestatore”, decide di farlo arruolare nell’esercito sotto l’egemonia dello zio generale… . Mai fu così catastrofica quell’esperienza triennale!. All’epoca si trovava distaccato a Bracciano, nella provincia di Roma, in un reparto dell’aviazione leggera dell’esercito e conosce un collega che si dilettava con la pittura, invogliato da questo e spinto dalla voglia di dare sfogo a quella sua inquietudine interiore prende a dipingere. Correvano gli anni dei movimenti studenteschi del ’68!. Di conseguenza lascia la carriera militare, con la delusione della famiglia, ma non più sotto la lunga mano del padre si riprende la sua vita da “civile”. Quelli furono momenti travagliati, ma di certo hanno prodotto una decisione fondamentale nella sua vita. Avendo repulsa per i regimi autoritari , al tempo stesso , concependo una democrazia “ortodossa” e cioè priva di compromessi e di alchimie libertarie basate su regole a suffragio delle apparenze. Per altro, mistificate ad arte come correnti di pensiero “evoluto”. E così gli ideali di Maurizio si ritrovano ben presto fuori da quella corrente movimentista di stampo studentesco, che in effetti era rinnovatrice, ma già contaminata da dogmatismi idealistici marxisti o da slogan di stampo nazi-fascista che, per entrambe le fazioni, non facevano affatto parte della sua cultura “naturalista”. Già, la cultura di Maurizio Labianca, ma quale era… dove si trovava; quali erano i suoi archetipi culturali ove attingere la sua voglia di capire, di sapere; di conoscere ancora per potersi avvantaggiare in qualche modo e non sentirsi escluso. Dopo tutto, aveva conosciuto appieno quel senso di libertà senza freni inibitori, ma erano “questioni” adolescenziali; composti essenzialmente da impulsi incontaminati e da irrefrenabili esternazioni prive di condizionamenti etico- comportamentali, dove non vi erano mediazioni psicologiche; il bianco era bianco, il nero era nero. Ma quei “movimenti culturali”, invece, erano già diversi contestualmente e per Maurizio, cresciuto d’età, erano divenuti un tutt’uno di colore grigio. Aveva avvertito indifferenza tra quell’atteggiamento “rivoluzionario”, unitamente a quello “reazionario” della giovane massa; tra quei “rossi” e quei “neri”, che “combattevano” con forza per i loro ideali e per quella voglia di cambiare. Ma tutto ciò gli era davvero lontano; vi era un qualcosa che non riusciva a coinvolgerlo, a dargli un senso e una spiegazione… . Era l’epoca dei “dogmatismi idealistico-rivoluzionari”. L’epoca delle ideologie di ugualitarie emancipate, la presunta LIBERTA’ ( di pensiero/azione) che si contrapponeva ai nostalgici della retorica nazionalista a sfondo reazionario. Le due anime di una Italia dei giovani che si contrapponeva in nome del NUOVO; a combattere tra di loro ed insieme, paradossalmente, contro lo “status quo” e per cui contro lo Stato, forte ancora della propria forza, della propria intransigenza, perche figlia ancora di quell’idea post bellica di una democrazia che aveva conservato un proprio ceppo reazionario. Per cui, Maurizio Labianca, non ci si trovò a combattere nel nome di una libertà che aveva già conosciuto in altri luoghi e con altri sentimenti… . Quindi egli non c’era nemmeno quando i banchi dell’ateneo di architettura della Sapienza di Roma volarono dalla finestra. Non assistette alle manifestazioni di piazza, alle uccisioni dei compagni o dei camerati; o di quelli che si erano trovati in mezzo per giustificare i propri stipendi. Non capendo la spinta culturale generatrice di quanto stava accadendo nel nome di una presunta libertà, si era rinserrato in sé, s’era proclamato “ un ignavo - cittadino del mondo”… La pittura gli era ancora lontana, mentre presentava i suoi primi lavori alle collettive di Bracciano. Erano le prime esperienze e non furono confortanti: “lavori troppo intimisti e concettuali”, “… eccessiva centralità dell’essere, tanto da non concedere spazio alcuno al bisogno di fruizione collettiva…”, “ troppo astratto…”, “ si, però, se fai queste cose e quando vendi!?”. Queste furono le “critiche” dell’epoca (1969/70)… . Deluso da questo e assommato al periodo politico/ storico in cui attraversava; chiuse definitivamente le porte con quell’esterno e rinserrandosi prese a ricercare la propria natura del sensibile. Il diplomino di geometra lo aveva strappato seralmente “a tozzi e bocconi ”, ma poco lo aiutarono, se non a trovare un posto in assicurazione come impiegato. 

E così fece, impiegando la sua struttura molecolare in un qualcosa di effettivo, concreto e remunerativo. Ben presto prese lavoro, si sposò e si traferì a Terni. Di lì a poco venne premiato da una prima figlia e così, tutto sembrò rientrare in una comune routine esistenziale, dove i canoni dettati dalla “norma” venivano rispettati: Dio, lavoro e famiglia!. Ma sapeva che non sarebbe potuta durare, era troppa quella sua necessità di sfogare quell’intima inquietudine; aveva fatto un patto con se medesimo e questo dovuto quel suo oramai cronico stato di impetenza che avvertiva per l’esterno. Non era una cosa da poco, Maurizio lo capiva, ma la cosa che davvero gli fuggiva era quella di capire da quale parte fosse realmente la verità e non solo quella culturale. Dovuto a questo, la sua diffidenza proverbiale per il sociale, consolidandosi, si stava ponendo il lui in maniera sempre più inquietante. Occorreva fare qualcosa per potersi porre a riparo: uscire, conoscere e poi, iniziare a leggere davvero; darsi una istruzione adeguata alle proprie attitudini e orientamenti. Fuori dai canoni accademici, dalle scuole di pensiero, dai dogmi e dagli idealismi di correnti partitocratiche. Fuori pertanto/ma dentro di sè; nel suo interno, nel suo intimo a fecondare un processo di maturazione e non solo attraverso la introspezione, parola molto in voga all’epoca. Ma aprire le porte ai concetti espressi da Freud, Jung… perche lo potessero aiutare a comprendere dal suo interno quelle sue “asperità”… . Le stesse che si palesavano frequentemente nell’uomo occidentale. Ma dovuta alla sua cultura, determinate “sindromi” si differenziavano in ordine alle “asperità” in quanto, meno sovrastrutturate e quindi, fu per lui semplice dichiararsi un “medio- occidentale…” . Prendendo così le distanze da quelle “cricche psicologiche” che non lo riguardavano… . Sarà stato pure un’espediente, ma di certo utile a lui per comprendere il senso di quella sua difformità d’approccio all’esistenza. E questo, non solo in ordine alla capacità di saper governare il proprio esserci nell’essere che è in noi (Hermann Hess). Altresì, quella di poter orientare autonomamente le proprie capacità dovute al sensibile. Un “tragitto” affascinante quello di quei primi anni ’70; nessun sobbalzo all’esterno; grandi ed incommensurabili conquiste all’interno del proprio sè. Nel contempo, prende piede la voglia di dipingere, ma fuori dai canoni e dai precetti e pian piano prende corpo la convinzione che quel mezzo d’espressione possa divenire davvero il suo strumento ideale. Poco importava se fossero più o meno compatibili con i criteri di valutazione espressiva formulata all’esterno. La Storia dell’Arte ce l’aveva lì, su quei libri che all’occorrenza “travasava” sui propri lavori; che non sempre avevano esiti sperati , ma lo stesso lo ripagavano ampiamente. In definitiva a Maurizio Labianca interessava solamente avere la capacità di poter estrapolare quanto avvertiva dentro e null’altro doveva interferire con la ricerca intrapresa. Quindi, fuori da accademismi e “militanze” negli studi altrui, prese per necessità a studiarsi “dentro” . Avendo come tramite solo i suoi Maestri dell’Arte che aveva scelto ad “oc”. Nessuno glielo aveva imposto e pertanto, di notte e un libro alla volta, illustrazione dopo illustrazione, prese a scorrere le vite infinite di quei Maestri; le loro opere che via via gli si schiudevano dinnanzi ai suoi occhi e si delineavano nella sua mente; Cimabue, Giotto, Piero della Francesca, Tintoretto, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Rubens, Tiepolo, Turner, Gericaut, Delacroix… . Questi erano i suoi Maestri e attraverso loro ha preso a conoscere il senso del proprio senso di rotta!. E non c’è stato null’altro di più bello di quanto siano state quelle scoperte improvvise che gli riempirono il cuore e la mente! Di conseguenza, compie studi mirati: segni e forme cromatiche congeniali al suo fare pittura. Aveva amato studiare le tecniche pittoriche di quei suoi Maestri, perché in loro riconosceva il fascino della vera pittura!. Ogni possibile elemento raccolto lo aveva trasposto sulle sue tele, divenendo passi in avanti; conquiste ritenute sino ad un istante prima inarrivabili. Arricchendo nel contempo il proprio bagaglio culturale, egli progrediva nella sua ricerca senza quasi accorgersi. Nel contempo conosce alcuni pittori ed estimatori d’arte. Quelli di “nicchia”, gli “impegnati” (stante i commenti esterni). Parimenti persone come lui, che andavano alla ricerca ognuno del proprio “segno” e del proprio modo di creare. Nel suo garage/ “studio” ( 1976) fonda con loro il “Gruppo l’Insieme”. Tramite un componente del Gruppo conosce il pensiero antroposofico di Rudolf Stainer, ne resta a tal punto affascinato da frequentare assieme al collega un’associazione antroposofica del posto. Dietro a quella forte spinta concettuale ed esoterica, “L’insieme” decide di fruire di spazi espositivi, onde manifestare i propri lavori di pittura, poesia e scultura… . Prendono ad itinerare per i vari paesi dell’Umbria: Terni, Narni, Sangemini, Spoleto… . Naturalmente, con il chiaro intento di esternare le proprie concettualità, il proprio disagio per il sociale. Ma nel senno del poi si potrà dire che forse si erano posti un po’ troppo in un costume “sessantottino”, forse un po’ stretto, ibrido e poco calzante rispetto per le linee concettuali che si era dato un “gruppo” così intransigente e alquanto ortodosso . Ma indiscutibilmente, quegli incontri che duravano qualche volta fino al mattino…, furono esperienze concettuali altamente formative che riuscirono a rimuovere talune lacune culturali e non di meno, quelle riferite ai rapporti sociali… . Nel contempo prende a frequentare la Galleria d’arte “Saggittarius” di Terni; il gallerista è sensibile alle nuove forme espressive e presto ne diviene amico e estimatore. Nel ’77 la stessa galleria lo invita per una sua personale e Maurizio Labianca decide di presentarsi come Maurizio La Bianca, come segno di distinzione non riguardo il suo cognome, alla sua discendenza che ne andava orgoglioso, ma per un mero fatto di proporsi “alias” come artista. La mostra riceve consensi tiepidini... . Il pubblico non comprende appieno dove il pittore voglia andare ad approdare… e lui, al momento, non ha la minima intenzione di “scoprire le sue carte”; era ancora un diffidente a mostrare la propria intima vocazione creativa… . Nel 1977 il “Palazzo Mazzancolli” di Terni; diviene un centro sperimentale di arte e cultura, nato per volontà del comune e di alcuni ex sessantottini, rivitalizzati dalla spinta rinnovata dal movimento studentesco proprio del ’77, lo vedrà coinvolto, seppure in maniera periferica… . Nel 1978, sempre alla “Saggittarius” di Terni, presenta la sua prima “mostra/intervento”; trattavasi di una istallazione su di uno spazio espositivo, formulato allora in maniera diversa: oltre che investire quello spazio espositivo con un cumulo di terra/scorie: la storia di una città, attraverso i residuati e scarti delle Industrie Siderurgiche della Terni. Aveva apposto sulle pareti sei tele bianche e nere (mt.1,50x300), dove nelle quali aveva costruito delle caselle e , all’interno e a marine di ogni di queste caselle, aveva apposto i loro rispettivi codici fiscali… . 

A memoria del fatto che l’anno precedente il Ministero delle Finanze aveva rilasciato le tessere individuali di riconoscimento fiscale. Per cui Labianca Maurizio era divenuto LBNMRZ48h23… egli prende a virtualizzare le proprie opere e attraverso un proiettore diapositive proietta alcune immagini sulle tele apposte sul perimetro espositivo e sull’ambiente della galleria d’arte… . L’effetto fu davvero suggestivo: l’interno di quello spazio espositivo era illuminato solamente dalle luci dei proiettori e dai colori delle opere… LBNMRZ48h23 era divenuto “oggetto” artistico/virtuale… Nel 1979 si scioglie il Gruppo “L’Insieme”, per tensioni concettuali riguardo l’identificazione di un percorso univoco… . Nello stesso anno egli torna a cimentarsi come “interventista-installatore”, le attività culturali del Palazzo Mazzancolli gli offre l’opportunità istituzionalizzata (Comune di Terni) di poter usufruire degli spazi espositivi, cinquecenteschi, posti all’ultimo dei tre piani… ; grande è stata l’occasione per presentare i suoi ultimi lavori materico-informali “appendendoli”, con dei sottilissimi fili di naylon, sulle travi del soffitto e per tutto il perimetro di quel salone. Come aggiunta “installativa” aveva poi appeso a forma di vela teli triangolari di plastica trasparente, aventi uno dei vertici al centro del soffitto di quel salone. Avendoli riempito sufficientemente di acqua le “vasche”, ci aveva apposto su di ognuna un adeguato numero di pesci rossi. E per finire, aveva messo ancora più in alto, quattro potenti fari che dall’alto illuminavano le vasche… Spente le luci che comunemente illuminavano quello spazio espositivo; accesi i soli fari posti al di sopra di quel tutto e conseguentemente, attivati i quattro ventilatori posti sugli angoli del salone, l’effetto fu il seguente: per effetto del movimento dei pesci sulla vasca l’acqua s’increspava e illuminata dall’alto dai fari, l’ombra dei pesci e l’increspo dell’acqua provocata dal loro movimento si proiettava sul pavimento del salone, provocando un “movimento dinamico” di ombre; capovolgendo così il senso naturale delle cose. Se non ci fosse stata la presenza di quelle opere informali appese ed ondeggianti… ; sospinte dalla forza di quei ventilatori… . Chiudendo il tutto al suono della musica dei Pink Floyd !. Ricorda che venne “su” a visitare la mostra/intervento-installazione Germano Celant (arte povera), ma non ci fu concettualizzazione, se non sul fatto che non erano state impegnate le pareti… . In effetti, anche se contenenti gretti e deturpazioni, dovuti al tempo e all’incuria, queste non erano state affatto oggetto d’attenzione da parte di La Bianca e quindi, il critico d’arte in quel periodo di avanguardia, recependo la “anomalia” di La Bianca e non avendo alcuna intenzione di approfondire il senso di quelle vasche sulle travi del soffitto, la presenza di quei pesci e quei quadri ondeggianti e fors’anche quella musica a “palla”… . Comunque sia; sorrise garbato il “dialogo” finì lì … . Tuttavia, l’intervento ebbe una forte presa sui visitatori, trovando il loro gradimento riguardo la spettacolarità e nel loro avvertirsi disorientati riguardo il senso anti- logico… . Seppure soddisfatto per quella “uscita”, che secondo alcuni del settore gli avrebbe dato certamente fama e notorietà, lo stesso decide concludere quella sua fase installatrice ed interventista; troppo dispersiva e teatrale: poco funzionale rispetto quell’antico amore coltivato per i colori e i pennelli. Quindi, per null’altro interessato, riprende la sua ricerca fondata essenzialmente sulla pittura. Il periodo 1980/85 diviene davvero un “momento” fondamentale della sua vita artistica. Rinchiuso nel suo studio/bunker torna a scavare nel suo intimo e sempre più nel profondo; attraversando momenti difficili, ma scopre finalmente la natura di quei suoi fantasmi. Diviene d’un tratto più padrone delle sue cose; di quelle paure, paranoie, ansie… . Quindi, senza alcun indottrinamento; da autodidatta, s’incunea sui mali che affliggono il genere umano. E per amore di quella ricerca, che traduceva sistematicamente sulle sue tele, La Bianca prende a “tradursi” e a rappresentare il proprio sé, come una “cavia medianica” posta ai confini tra la realtà e ciò che invece l’uomo intuisce solamente… . Nessuno lo aveva spinto sin lì, su quel “penultimo infinito…”, dove l’immaginifico domina il pensiero, e la psiche offre a colui che la vive l’immagine del suo essere “guardiana”. E’ stato davvero “un passeggiare più in là…”, dirà allor quando affronterà anni dopo una personale specifica sull’argomento. Nel contempo (1983) esce la sua prima pubblicazione “il bianco e nero”. Nata dagli esiti di una ricerca antroposofico/concettuale - conseguita fino a quel momento e con l’aggiunta degli elementi fotografici scaturiti dalla mostra/intervento del 1978 che s’era innervata sul codice LBNMRZ48H23… . Nel 1985 esce la sua seconda pubblicazione “frammenti” e contestualmente, con il patrocinio della Provincia di Viterbo e il Comune di Tarquinia, propone la sua personale, “frammenti” appunto, presso la Biblioteca Comunale di Tarquinia. In quella occasione egli presenta alcune risultanze espressive basate sulla essenzialità cromatica del segno, in ordine alle sue proiezioni astratte. Erano lavori interlocutori, di transizione, recanti intenzioni di dialogo e commisurazioni di concettualità. Ma accortosi di alcune “incombenze” e/o istanze espressive, evidentemente rimaste ancorate nella mera intenzione dell’autore, non erano state definitivamente espresse lo costringono a “rientrare” in ricerca per altri tre anni. Il punto sostanziale da dipanare era questo: il principio oggettivante la ESSENZA parte dal concetto che, esistendo la unità UOMO, ella ne diviene la conseguenza. Oppure, è la “presenza” apriori della prima che ne oggettiva e determina l’intellettività animica dell’essere posto su questa terra… . Raggiunte alcune risultanze,nel 1988 torna a mostrare nella Città di Terni – ex Officine Bosco , divenuto Centro Espositivo Culturale – Multimediale, con una personale dal titolo: IMMAGINANDO. Con le stesse articolazioni figurali della mostra di Tarquinia e quindi, consolidando il risultato raggiunto, egli aveva aggiunto nel “repertorio” ciò che precedentemente gli era mancato e cioè, la trasparenza e la tridimensionalità; i cristalli dipinti!. La “mostra” questa volta lo aveva soddisfatto e non trovando alcuna “inadempienza” decide di renderla itinerante… . Nel 1989 al Palazzo dei Priori di Perugia – Sale espositive del Grifo e del Leone, con il patrocinio del Comune di Perugia – Assessorato alla Cultura, torna a mostrare le stesse opere e cristalli mostrati nella precedente mostra, questa volta intitolandola “E poi..”. Riceve un forte afflusso di pubblico e consensi inaspettati dalla critica locale. Ma anche questa volta l’autore decide di rientrare. L’iter era stato concluso e non era affatto intenzionato ad “orizzontalizzarsi”; a proporre parimenti le stesse immagini e la stessa dimensione conseguita negli anni. Le risultanze dovevano necessariamente essere riversate nuovamente nella ricerca di nuovi elementi. E riprende di nuovo il cammino, tornando a “rivisitarsi” per altri quattro anni, fino a scoprire finalmente la sua nuova linea di fuga o di esternazione!. Nel 1993 torna a “mostrarsi” e con il patrocinio della Provincia di Terni 

·         – Assessorato alla Cultura e del Comune di Orvieto, nel Chiostro di S.Giovanni in Orvieto è presentata una sua personale dal titolo: “Passeggiando più in là…”. Erano le ultime risultanze di una ricerca perdurata più di vent’anni. Quelle opere rappresentarono la conclusione di un ciclo astrattivo: era arrivato al “capolinea” e non per assenza di stimoli e/o creatività. Ma semplicemente dovuto al fatto che aveva operato una ricerca orientata prevalentemente sulla sperimentazione e acquisizione di nuovi “titoli dimensionali”. E questo, senza alcuna intenzione di caratterizzare la propria impronta espressiva. Quindi, era arrivato in quel momento la necessità di voltare pagina e, sulla scorta/patrimonio di quella esperienza passata, darsi una nuova e definita identificazione. Si, però, in che modo… . Il mondo culturale dell’epoca viveva prevalentemente in subordine alle indicazioni “pop” …; l’informale in Italia stava vivendo il massimo del fulgore. Il figurativo, tranne che per alcuni maestri/baroni e alcuni loro allievi, era stato declassato da critici d’arte più propensi ad “americanizzare” gli artisti italiani che sostenerli e incoraggiarli a proseguire per le loro radici culturali. La crisi dell’arte in Italia, enunciata già negli anni ’60 da Giulio Carlo Argan, era arrivata al suo apogeo. Pochi avevano avuto l’intenzione di approfondire tutti quegli aspetti, insiti nella cultura italiana, ricche di elementi ed istanze referenti. Insomma, pochi operatori avevano conservato ancora quella consapevolezza di stare trascurando questo nostro immenso patrimonio culturale, barattandolo con altre culture poco affini e più che altro votate ad esaltare l’esteriorità e il del “benessere”… . Per queste ragione ragioni e per altre ancora… , nel 1993 nasce l’idea in Maurizio Labianca, alias La Bianca, di coniare il termine del suo nuovo percorso artistico: RINASCENZE; una sorta di grido artistico/patriottico a salvaguardia della Nostra Cultura Nazionale. Affatto partiticizzato, traversale per alcuni versi…, si ripropone di rivitalizzare gli antichi splendori vissuti in Italia dal RINASCIMENTO in poi, non copiando gli esiti di quanto ci hanno lasciato < sarebbe stata una operazione vacua e priva di attualità > bensì, reinterpretando il senso di una espressività italiana che in quel attuale momento storico si trovava a navigare alla deriva… . Doveva comunque dare un senso a quella sua “rifluente” decisione di recupero. Quel suo bagaglio culturale, fondato essenzialmente sulla ricerca e non di meno sulla lettura attenta della evoluzione e/o involuzione del Nostro costume culturale, non gli permetteva certo distrazioni di alcun genere… . Ne era cosciente di questo e del fatto di essersi trovato a “navigare” contro corrente e nell’indifferenza dei critici accreditati i quali, nell’inseguire i loro successi d’oltre oceano, non di certo avevano l’intenzione di appoggiare una “causa cultural- nazionalista”!. Isolato perché viveva in provincia, isolato perché resosi sconosciuto e privo di “credenziali” che lo attestasse come artista impegnato, egli si accolla con dovizia quel fardello “rinascenziale” e tirando a bordo l’ancora, salpa… . Dividendo in fasi e/o parti quella ricerca rinascenziale; RINASCENZE PARTE I° si fonderà sulla espressività viscerale e cioè, sulla impronta istintiva ed impulsiva, caratterizzata sull’apparente “brutalità” di elaborati che sono la sintesi del trascinare all’esterno tutto ciò che è rimasto sedimentato nel suo primitivo intimo; operando una sorta di scandaglio interiore. Poca importanza ebbero le risultanze espressive poste sui supporti (tele, tavole ed altri materiali…). Nessuna concessione formale ed estetica; la continuità espressiva doveva fluire all’esterno senza alcuna mediazione e questo, sia in termini cromici che concettuali. Quella sua “prima parte doveva assistersi da sola” e in tutta la sua “primordialità”… . Nel contempo prende a frequentare la Capitale con una certa assiduità, visita gli innumerevoli musei capitolini, i musei vaticani ed alcune gallerie d’arte… . Il fascino per la Nostra Storia alimenta ancor più la sua nuova ricerca e quella sua intenzione “rinascenziale”. Nel 1997, in occasione di una conferenza tenuta in Roma, conosce il Prof. Claudio Strinati (Storico e Critico d’Arte). Allora Soprintendente ai Beni e alle Attività Culturali e Museali di Roma e Lazio, per il Ministero… . Affrontando l’argomento intessuto sulla rivalutazione e valorizzazione di nuove forme espressive, innervate sulla riproposizione di istanze facenti parte della nostra cultura nazionale, trova l’interesse nel Professore il quale, visionando le opere “rinascenziali” presso il suo studio a Terni, assieme alle altre opere facenti parte della sua ricerca (1970/1993), si propone di recensirlo… . Nel 1998, con il chiaro intento di raccogliere il lavoro della sua ricerca di 23 anni, appunto dal 1970 al 1993…, si rivolge ad una casa di produzione video. Nel febbraio 1999 realizza un video antologico intitolato “Premessa alla rinascenza”. Questo video, oltre che un formale commiato da quella prima fase di ricerca, è stato il segnale di via per una nuova uscita che di lì a poco si sarebbe concretizzata attraverso una serie di mostre personali itineranti. Infatti, nel dicembre del 1999, con il patrocinio del Comune di Rieti e del Centro Studi “Corrado Alvaro” viene presentata – in anteprima nazionale - presso il Covento di S.Lucia di Rieti - una mostra personale dal titolo “RINASCENZE”. Presentata dall’allora Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Prof. Salvatore Italia e recensita dal Prof. Claudio Strinati. La mostra ottiene un lusinghiero successo a tal punto, per espresso desiderio dell’ass.re alla cultura li Rieti e su richiesta del Provveditore agli studi, onde consentire ancora percorsi didattici alle scuole del reatino, la mostra viene protratta fino gli ultimi di gennaio. Il 23 settembre del 2000 con il patrocinio della Provincia di Terni e del Comune di Orvieto, “RINASCENZE” viene riproposta a Palazzo dei Sette – Sala degli “Archi” e “Atrio” in Orvieto. Alla presenza del Presidente della Provincia e del Sindaco della Città. Il 16 dicembre del 2000 con il patrocinio del Comune di Roma – presso la Chiesa di S.Rita (Chiesa dei Polacchi) – a circa 150 mt. dal Campidoglio, viene inaugurata la mostra personale alla presenza dell’Assessore alla Cultura e alle Politiche Sociali e presentata dal Prof. Claudio Strinati. La mostra viene considerata come chiusura per la manifestazione dell’anno giubileare… . Il 28 dicembre del 2000 con il patrocinio della Provincia di Terni e del Comune di Terni – presso il “Cenacolo S:Marco” - viene inaugurata la personale alla presenza del Presidente della Provincia e del Sindaco della Città.

 

ANNO 2001 <L’ATTIVITA’ D’IMPROVVISO S’INTERROMPE PER GRAVI MOTIVI DI SALUTE (ICTUS)> Nel 2006 riprende formalmente l’attività… Il 26 maggio del 2007 - RINASCENZE (Parte II°) – con il patrocinio della Regione dell’Umbria, della Provincia di Perugia e del Comune di Perugia è presente con una personale presso il Centro Espositivo Rocca Paolina (CERP) nella Città di Perugia…

Prof. Storico Dell'arte Claudio Massimo Strinati e il maestro Maurizio La Bianca, incontro nella residenza romana del 19 Marzo 2014

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