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MAGAZINE - Technology

 Quando si tratta di cosmo, l’Italia dà spesso il meglio: uno strumento italiano per l’esplorazione automatizzata dello spazio ha svelato i segreti dell’asteroide Vesta. Vir, il nome dello strumento, si trova sulla sonda Dawn , lanciata dalla Nasa e dall’Asi, per investigare gli albori del sistema solare (Dawn in inglese significa alba); e in soli nove mesi di osservazioni ha prodotto risultati notevoli.Vir, ideato e costruito da ricercatori (e da industrie) italiani ha esaminato la la superficie dell’asteroide, trovandovi minerali vulcanici come ferro e magnesio, e rocce provenienti da impatti con altri corpi. Ha poi misurato la variazione di temperatura, da -25 a -100 gradi nelle zone in ombra, indice di assenza di atmosfera. Analizzando invece gli strati più interni, con una mappatura 3D, ha scoperto la sua storia geologica: Vesta, anche se largo appena 500 chilometri, mostra segni di un’evoluzione tipica dei pianeti terrestri, con strati di roccia concentrici e con un’antica e ormai sopita attività vulcanica. È cresciuto in soli 10 milioni di anni , mentre la Terra ne ha impiegati circa 50.«È una sorta di fossile del sistema solare, conserva le tracce di un passato molto più remoto di quanto potremmo mai trovare sulla Terra» dice Maria Cristina De Sanctis dell’Inaf (L’Istituto nazionale di astrofisica) e responsabile del progetto.La Nasa ha deciso di prolungare la permanenza di Dawn attorno a Vesta per altri 40 giorni. Prossima tappa: l’asteroide Cerere, dove giungerà nel 2015 per studiare il ruolo dell’acqua, di cui conserva tracce assieme a una tenue atmosfera, nella genesi del sistema solare. «Gli asteroidi sono residui delmateriale primordiale da cui si sono generati i pianeti. Studiarli è la chiave per capire le fasi iniziali della nascita di un corpo celeste abitabile e quindi della comparsa della vita» conclude De Sanctis.

L'ASTEROIDE VASTA E TECNOLOGIA ITALIANA

Tecnologia made in Italy per svelare i segreti dell’Universo. La tecnologia è quella sviluppata inizialmente per il telescopio spaziale XMM-Newton dallaMedia Lario Technologies, azienda italiana specializzata nella realizzazione di componenti ottici ad alta precisione grazie a una propria procedura di produzione. Ora con la stessa tecnica la Media Lario sta costruendo pannelli e componenti destinati ad altri due telescopi, questa volta situati a terra. Il primo è ALMA(Atacama Large Millimiter Array): si trova in Cile e presto diverrà il più grande radiotelescopio al mondo. Il secondo è LMT (Large Millimeter Telescope), in fase di costruzione sulla vetta del Sierra Negra, un vulcano spento in Messico. Entrambi i telescopi richiedono una precisione estrema nella costruzione dei proprio componenti, precisione che la Media Lario è riuscita a garantire grazie alla sua esperienza. Basti pensare ai 3000 pannelli che compongono le 25 antenne europee tra le 66 totali che costituiranno il radiotelescopio ALMA: la forma della superficie di ogni pannello deve essere estremamente precisa, con una deviazione massima consentita rispetto la forma ideale di soli pochi micron, un valore microscopico se pensiamo che un capello è spesso almeno 17 micron. “Le caratteristiche chiave delle antenne di ALMA sono il design e le tecnologie innovative utilizzate per la produzione dei diversi sottosistemi in modo da poter raggiungere lo stato dell’arte richiesto da questo progetto”, ha dichiarato Stefano Stanghellini, project manager del sistema di antenne di ALMA. Una volta completato, ALMA sarà in grado di cogliere la radiazione proveniente da alcuni degli oggetti più lontani e “freddi” dell’Universo, dalle nubi interstellari alla radiazione cosmica di fondo. Stesso discorso per la grande antenna a disco di 50 metri di diametro che costituirà LMT, il grande radiotelescopio in costruzione in Messico destinato a numerosi studi, compresa la ricerca di nuovi pianeti extrasolari. Ma il sistema sviluppato dalla Media Lario per costruire le componenti di questi telescopi ha ulteriori applicazioni che vanno oltre lo spazio: ad esempio già da tempo viene sfruttato nella produzione di nuovi microchip più piccoli e più efficienti, poi inseriti in computer e strumentazioni utilizzate anche in campo medico. Dai telescopi ai computer, la tecnologia made in Italy è sempre in vetta.

 Tecnologia italiana per supertelescopiI futuri radiotelescopi ALMA in Cile e LMT in Messico parleranno anche un po' italiano. Pannelli e altri componenti saranno forniti dalla Media Lario Technologies, un'azienda in provincia di Lecco specializzata in ottiche di alta precisione.

 

 

EXPO 2015 MILANO  /  ROBOTICA

 

 

 

 

 The event on innovation in the digital world and on sustainability will take place on Monday, June 25th in Milan and will be attended by Minister of the Environment, Corrado CliniIn 

 

 

 

 

 Con il contratto di partecipazione firmato lunedì scorso a Milano, l’Unione europea si iscrive alla lista dei partecipanti all’Expo 2015 di Milano. L’Ue diventa l’83° partecipante, impegnandosi a garantire, così ha detto l’attuale presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, il successo dell’intera manifestazione e un impatto duraturo sull’economia italiana. A confermare il concetto anche il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, convinto che «per l'Italia, Expo 2015 avrà lo stesso impatto delle Olimpiadi del 1960, che hanno mostrato il miracolo economico italiano» dopo che il Paese era stato distrutto dalla guerra. Tante, però, sono le sfide da vincere, per mostrare veramente al mondo un Paese che sta ricominciando a crescere: dalla disoccupazione che ha raggiunto recentemente livelli record nel nostro Paese (12,5% della popolazione, ma al 34% tra i giovani), a un Prodotto interno lordo (valore, per quanto discutibile, della ricchezza del Paese) in flessione da qualche anno (-2,4 lo scorso anno). Per non parlare del debito pubblico (ormai oltre il 130% del Pil). Ma importante sarebbe anche la riaffermazione nel mondo del nome Italia, inteso come produzioni artigianali e agroalimentari dello Stivale. Secondo l’ultima rilevazione effettuata in occasione dell’8^ Country brand index, l’Italia è passata in un anno dal 10° al 15° posto tra i Paesi più “ricercati”, perdendo ben 5 posizioni nella classifica guidata, nell’ordine, da Svizzera, Canada e Giappone. Prima su tutte, tuttavia, c’è una sfida culturale da vincere, o quantomeno da giocare. Cosa possa fare, per tutto questo, l’Expo, resta poco chiaro. Per ora sono certi i quasi 2mila miliardi di euro pubblici (1.746 quelli previsti dal Piano finanziario) necessari a finanziare le infrastrutture. Il tutto per quei sei mesi, dal 1° maggio 2015 al 31 ottobre dello stesso anno, durante i quali Milano, e l’Italia, avranno gli occhi puntati addosso. Il poi, come successo ad altre edizioni dell’Expo, è legato soprattutto alla fortuna che potranno avere alcune strutture. Così fu, ad esempio, per il Crystal Palace ereditato da Londra dopo la prima edizione, quella del 1851. O per la Torre Eiffel di Parigi, “omaggio” dell’Expo 1889. Ma già restando in casa nostra la stessa Fiera di Milano è parte di ciò che fu l’Expo del 1906, che trasformò l’area del parco Sempione così come l’esposizione mondiale del 1942 (poi annullata per cause belliche) cambiò in parte la città di Roma con la costruzione del quartiere Eur.

 

 

 

 

 

COSTRUZIONE QUARTIERE EUR A ROMA NEL 2015

 

 

 

 

 È italiana e biocompatibile la retina artificiale che, se tutto procederà come sperato, potrebbe restituire la vista a molte persone affette da gravi malattie degenerative oculari, come la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare. Il lavoro è stato condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (Iit) guidato da Fabio Benfenati.Il lavoro conferma e si affianca ad unprecedente studio, sempre italiano, condotto presso il Dipartimento di Neuroscienze e Neurotecnologie (Nbt), il collaborazione con il Centro di Nanoscienze e Tecnologie dell'Istituto Italiano di Tecnologia, e con il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Entrambi gli studi dimostrano laconcreta possibilità di superare il silicio come materiale per le retine artificiali, e quindi di fornire reali speranze ai pazienti con gravi problemi di vista.Gli studiosi dell’Iit, in particolare, hanno preliminarmente posto una retina con fotorecettori danneggiati (coni e bastoncelli) su un substrato di vetro rivestito con un conduttore trasparente costituito da ossido di indio e stagno e P3HT, un polimero semiconduttore utilizzato comunemente nelle celle solari organiche. Hanno poi dimostrato che lo strato di polimero, posto sotto illuminazione diretta di luce pulsata, funzionava come fotorecettore artificiale “accendendo” i neuroni della retina.Attualmente tali protesi non sono ancora abbastanza sensibili per operare in tutte le condizioni di luce naturale, ma Benfenati e collaboratori ritengono vi sia un ampio margine per ottimizzarequesta tecnica in futuro.Inoltre il lavoro è stato condotto in laboratorio, ma la sperimentazione animale è già in corso e i ricercatori ipotizzano che fra 3-5 anni potrebbero già essere disponibili i dati sull’uomo. Il passo compiuto è comunque già importante perché dimostra la possibilità di costruire protesi visive con materiale organico, quindi biocompatibile, che riduce sensibilmente le problematiche legate ai rapporti con i tessuti circostanti 

E' ITALIANA LA PRIMA RETINA BIONICA

 ''Una cellula che cambia la definizione di ciò che si intende per "vita"...Questa è la prima specie auto-replicante esistente sul pianeta Terra il cui padre è un computer'': in questi termini Craig Venter, lo scienziato americano che per primo ricostruì il genoma umano, ha definito oggi il risultato della prima cellula artificiale costruita in laboratorio. E' la prima tappa verso la vita sintetica. ''E' la prima cellula sintetica che mai sia stata prodotta - ha detto Venter - e la chiamiamo sintetica perchè la cellula è totalmente derivata da un cromosoma sintetico, ottenuto in un sintetizzatore chimico utilizzando quattro combinazioni di sostanze chimiche, a cominciare dalle informazioni in un computer''. Secondo Venter, questa cellula sintetica e' una sorta di prototipo di straordinaria potenzialità scientifica. ''E' destinata a diventare uno strumento molto potente per cercare di definire cio' che intendiamo far fare alla biologia''. Per esempio, la cellula sintetica può essere utilizzata per ripulire l'atmosfera dl biossido di carbonio, oppure per mettere a punto vaccini migliori, oppure per realizzare batteri utili per produrre combustibile. ''Riteniamo che rappresenti un importante passo avanti, sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista filosofico - ha sottolineato Venter -. Certamente ha cambiato le mie opinioni per quanto riguarda le definizioni di cio' che e' la vita, e di come la vita si manifesta''.Chiamata Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0, è stata costruita nel Craig Venter Institute di Rockville dal gruppo coordinato da Daniel Gibson. La cellula in sé è naturale, ma è completamente controllata da un Dna artificiale. Ottenerla è stato un lavoro ai limiti della fantascienza, ma anche un'opera di bricolage che ancora una volta ha utilizzato i batteri da sempre protagonisti delle ricerche di Venter sulla vita artificiale: il Mycoplasma mycoides e il Mycoplasma capricolum. Nel 2007 i ricercatori avevano ottenuto il primo Dna sintetico, riproducendo artificialmente quello del Mycoplasma mycoides; nel 2009 avevano eseguito il primo trapianto di Dna, trasferendo il genoma (naturale) del Mycoplasma mycoides nel Mycoplasma capricolum. Ora hanno messo insieme i due procedimenti, trapiantando il Dna sintetico e caricandolo, come il programma di un computer, in una cellula batterica privata del suo Dna.

ARTIFICIAL LIFE

 

 

 

La scuola  Superiore Sant’Anna di Pisa. E’ stato fondato nel 1991 e oggi impiega oltre 70 persone tra dottorandi, ricercatori, professori e collaboratori con uno specifico background in ingegneria e scienze informatiche (meccanica, elettronica, controllo, informatica e computer grafica), ma anche scienze sociali e scienze applicate (economia, medicina e beni culturali). La ricerca del laboratorio PERCRO è dedicata alla robotica percettiva con l’obiettivo di ideare e sviluppare concetti e tecnologie di interazione avanzata per migliorare la comunicazione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, in particolar modo con gli ambienti virtuali e con i sistemi tele-robotici. L’applicazione delle tecnologie sviluppate riguarda la medicina, lo sport, l’industria, il design, i beni culturali e lo spettacolo. PERCRO ha partecipato a 25 progetti europei e ha maturato una grande esperienza nel trasferimento industriale. PERCRO ha sede a Pisa, ma è presente anche a La Spezia e Livorno. – Massimo Bergamasco è professore ordinario di meccanica applicata alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove insegna meccanica dei robot, geometria del moto nei sistemi meccanici e biologici, ambienti virtuali. I suoi studi sono focalizzati sulla modalità di apprendimento ed esecuzione di lavori manuali da parte dell’uomo nell’ambito della biomeccanica, delle neuroscienze e delle scienze cognitive. Gli studi comprendono anche i nuovi sviluppi tecnologici in termini di robotica dei sistemi, interfacce aptiche e ambienti virtuali. Bergamasco ha fondato il laboratorio di Robotica Percettiva Percro ed è il coordinatore di ENACTIVE, un network di eccellenza che ha lo scopo di sviluppare interfacce enattive, e del progetto integrato SKILLS, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Framework Programme 6. Fonte:

 

 

 

 

 

CORPO BIONICO " MADE IN ITALY "

I'm a paragraph. Click here to add your own text and edit me. I’m a great place for you to tell a story and let your users know a little more about you.  During this historic moment when various economic sectors are going through difficult times, there is good news for the Italian manufacturing technology world, which does not seem to be feeling the brunt of the crisis. Actually, on the contrary, those Italian companies which produce manufacturing machines, materials and technologies seem destined to grow during the course of 2012, in particular as far as exports are concerned, and so confirming their potential to emerge on the international markets.This is the most obvious fact that has emerged from the recent sectorial Observatory, presented in Milan during the last edition of IPACK-IMA, the event dedicated to processing, packaging, material handling and package printing.The research, carried out by Giampaolo Vitali (secretary of the business economist group Gruppo Economisti d’Impresa and lecturer at the Turin University) and involving 236 companies, which on the whole account for about 14,500 operators and which register a turnover of nearly 4 billion euros, highlights that the second half of 2011 (see table) closed with an estimated increase in turnover on the part of one third of the companies surveyed (34%), while 50% of those interviewed confirmed a stable trend and only 16% were registering a fall in business. Furthermore, one quarter of the firms (26%) involved in the survey registered an increase in exports, 64% a figure which is in line with the previous year and only 10% showed a drop in the foreign market trade. All of this was registered in the presence of a stability in employment confirmed by 85% of the companies.

 

 

 

 

 

 

 Made in Italy manufacturing technology: an ever growing excellence

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